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Ho scelto la poesia, poiché l'unico modo per descrivere la mia vita così piena di ostacoli e di "inciampi" è quello di utilizzare un canto, una poetica che sottolinei la bellezza inusuale del mistero di questa esistenza. La quale, già da fanciullo, mi colpì con una mazza nelle gambe facendomi cadere ogni volta che i miei piedi si poggiavano a terra. Vedevo gli altri correre nel giardino del mio paese, ci provavo, cadevo, mi alzavo e combattevo appoggiando le punte. Avevo ed ho ancora due cognomi: il primo di sangue che è Venturi, mentre il secondo copiato e ingombrante che è Duchenne. Ora sono costretto a stare in carrozza, in tutti i modi me ne frego perché sono comodo e con la scusa posso mangiare quanto mi pare, posso evitare l'attività fisica. Sì è vero, sono costretto a stare seduto a causa di questa condizione, però ora sono cresciuto e grazie alle mie rime ho trovato il mio mondo nel quale posso stare solo con me stesso e sputare fuori tutto il dolore e la rabbia repressa. Prefazione e postfazione di Achille Lauro.